U.S. Pharmacist. Il ruolo del farmacista nella gestione delle iperlipidemie: Aggiornamento professionale

1 aprile 2013
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Le malattie cardiovascolari ancor oggi rappresentano un problema di enorme rilevanza clinica e sociale nel mondo Occidentale, sia in termini sanitari (sono tra le principali cause di morte nei paesi Industrializzati) sia in termini economici (ospedalizzazioni e spesa farmaceutica).

Alti livelli di colesterolo, in particolare LDL, correlati ad uno o più fattori di rischio possono aumentare notevolmente la probabilità di sviluppare, soprattutto dopo i 50 anni di età, malattie cardiovascolari.

L’articolo “The Role of the Pharmacist in Managing Hyperlipidemia” è un interessante strumento formativo che ha lo scopo di fornire al farmacista le basi cliniche per la gestione dei pazienti che presentano un alterato profilo lipidico.

Nella parte iniziale del testo vengono ricordati i fattori di rischio che possono aumentare la probabilità d’insorgenza delle malattie cardiovascolari: alterazioni del profilo lipidico (trigliceridi, LDL, HDL), fattori di rischio modificabili (ipertensione, obesità,fumo di sigaretta, inattività fisica e diabete) fattori di rischio non modificabili (età,sesso ed ereditarietà).

Successivamente un breve capitolo viene dedicato ai farmaci che possono aumentare i valori del profilo lipidico: inibitori delle proteasi dell’HIV, diuretici tiazidici, antipsicotici atipici e glucocorticoidi.

Il National Cholesterol Education Program Adult Treatment Panel III (ATP III) ha definito le linee guida che riassumono dati e raccomandazioni utili per la gestione dell’iperlipidemia negli adulti, ed è proprio nella parte centrale dell’articolo che vengono trattati, secondo questo schema, diagnosi, obiettivi della terapia e terapia farmacologica. Nel capitolo riguardante il trattamento farmacologico vengono illustrati farmaci ed integratori utili a tenere sotto controllo alterati valori di trigliceridi o colesterolo, tra questi possiamo ricordare: gli inibitori del HMG-CoA reduttasi (statine), fibrati, ezetimibe, resine sequestranti acidi biliari, esteri etilici di acidi grassi polinsaturi e monacolina-K (derivata da Monascus purpureus). Interessanti sono le indicazioni fornite sulle interazioni farmaco-cibo che potenzialmente possono modificare l’effetto dei farmaci oppure portare all’insorgenza di effetti collaterali.

In conclusione d’articolo viene riaffermato come la corretta gestione ed il controllo del profilo lipidico siano indispensabili per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. In questo contesto, i farmacisti possono svolgere un ruolo centrale nella gestione delle iperlipidemie educando i pazienti all’uso consapevole e coerente dei farmaci e dei prodotti naturali, promuovendo il rispetto all’aderenza terapeutica ma soprattutto incentivando la variazione di stili di vita scorretti (diminuzione dell’assunzione di grassi saturi, aumento dell’attività fisica e riduzione del peso corporeo).

Dr. Enrico Keber -PharmD-

 

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