Covid-19. Gestione al domicilio: il ruolo della farmacia

20 marzo 2021
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Contributo di Corrado Giua, presidente SIFAC, sul ruolo del farmacista nella gestione del paziente COVID a domicilio: test per il monitoraggio dell’ossigenazione del sangue e per l’individuazione precoce degli stati di ipossia.

Come ha messo in luce l’indagine pubblicata dall’International Journal of Clinical Pharmacy, a cura della Società italiana di farmacia clinica-Sifac e Humanitas University, il farmacista è diventato nel 2020 riferimento nella gestione dei minor diseases e nel monitoraggio delle terapie croniche ampliando nel 76% dei casi i suoi servizi consulenziali. «Il farmacista – sottolinea il presidente Sifac Corrado Giua – può fornire un valido supporto nel monitoraggio domiciliare: il suo contatto continuo con i pazienti lo colloca in una posizione ottimale per monitorarne le condizioni e individuare prontamente un peggioramento delle stesse. Al di là del monitoraggio di alcuni aspetti clinici relativi alle terapie farmacologiche, quali ad esempio l’aderenza alle stesse o la comparsa di eventuali reazioni avverse, particolarmente rilevante può essere anche il monitoraggio della saturazione dell’ossigeno tramite il pulsossimetro. Tale strumento – continua Giua – rappresenta una pietra angolare tra la terapia domiciliare del paziente e quella ospedaliera o, in alternativa, tra l’entità lieve-moderata della malattia e quella severa, che necessita di ossigenoterapia. Fondamentale è quindi, in quest’ottica, seguire i parametri di saturazione emoglobinica ma, ancor prima, istruire il paziente ad un corretto utilizzo dello strumento stesso. A tal proposito, le Linee guida del Ministero della Salute raccomandano di misurare la saturazione non soltanto a riposo ma anche sotto sforzo, eseguendo il “test del cammino” o “il test della sedia”, ampiamente documentati in letteratura, che impongono di effettuare la rilevazione a seguito di sforzi, eseguiti, ad esempio, nel primo caso, facendo camminare il paziente per casa in un percorso senza interruzioni per 6 minuti. Il valore dell’ossigenazione del sangue sotto sforzo – conclude Giua – fornisce infatti un’informazione affidabile e quantitativa e consente di individuare anche quelle condizioni di ipossia che sono talvolta “silenti”, in quanto non accompagnate da una sintomatologia clinica oggettiva di dispnea, per sottoporle dunque all’attenzione medica ai fini di un’eventuale ossigenoterapia domiciliare o, nei casi più gravi, ospedaliera. Il monitoraggio pone, in tal senso, le basi per candidare il farmacista al ruolo di detector, ancor meglio se coadiuvato dall’ausilio di saturimetri mediante telemedicina»

 

Fonte: http://www.farmacista33.it/ 17/03/2021