Arriva anche nelle farmacie italiane il primo test per l’autodiagnosi dell’infezione da Hiv. Sarà disponibile dal 1 dicembre, giornata mondiale contro l’Aids. L’Italia è il secondo paese a dotare le farmacie del dispositivo medico, preceduta al momento solo dalla Francia. Sarà distribuito da 2800 farmacisti formati ad hoc per la consulenza agli utenti e per acquistarlo – al prezzo di venti euro – non sarà richiesta alcuna ricetta. L’autotest ha un’attendibilità del 99,8%, e per eseguirlo basta un prelievo di sangue dal polpastrello e un’attesa di 15 minuti per leggere il risultato. Prima di fare il test è però fondamentale osservare il cosiddetto “intervallo finestra”, periodo di tempo che intercorre tra il momento del presunto contagio e la produzione di anticorpi che segnalano la presenza del virus. Per poter eseguire il test capillare bisogna quindi aspettare 90 giorni.
Si tratta di uno strumento importante, il cui utilizzo è stato sostenuto più volte dall’Organizzazione mondiale della sanità, per raggiungere l’obiettivo prefissato per il 2020: ovvero rendere consapevoli della malattia il 90% delle persone affette da Hiv. I dati di prevalenza attualmente a disposizione delle istituzioni sono infatti spesso sottostimati, proprio perché non si tratta di un test di facile accesso né di routine, per cui parte della popolazione ne è affetta senza saperlo. I dati acquisiti dalle farmacie italiane saranno inoltre monitorati dall’associazione di pazienti Bridge perchè potrebbero aiutare ad avere una fotografia più chiara delle richieste, in modo da promuovere una maggiore consapevolezza.
“L’autotest non sostituirà i test, gratuiti e anonimi, offerti attualmente dal servizio sanitario – è stato spiegato durante la conferenza stampa di presentazione del dispositivo, avvenuta oggi alla Camera – ma sarà utile per far emergere il sommerso delle diagnosi tardive da Hiv con la conseguente diminuzione del rischio collettivo. In Italia, infatti, si stimano da 6.500 a 18.000 persone sieropositive non diagnosticate. Ma l’autotest potrà servire anche ad intercettare le persone che oggi non se la sentono di rivolgersi alle strutture in cui si fanno i test per l’Hiv”.
“Una volta entrato a regime l’autotest potrà diventare uno strumento di utilizzo diffuso – spiega Rosaria Iardino presidente di The Bridge – agendo su due punti: l’abbattimento dei pregiudizi nei confronti della malattia e l’innalzamento del livello di consapevolezza del possibile contagio”.
È però importante che la persona che esegue il test non resti da sola, per questo l’associazione di pazienti Nps (Network persone sieropositive) Italia Onlus fornirà un opuscolo informativo sull’Hiv in ogni kit e offrirà occasioni di formazione ai farmacisti stabilendo così un’offerta completa del test sin dall’inizio di questa “rivoluzione”.